lunedì 27 ottobre 2014

Closed - racconto breve (Dellastiara, ep. 14)

Manlio Dellastiara chiuse la porta del locale, avendo cura di girare il cartello dal lato “closed”. Non aveva le chiavi e si augurava che quello bastasse a tener lontani i malintenzionati.
Poco prima il Menestrello gli aveva svelato alcune cose, che lo avevano lasciato sconvolto e preoccupato. Il tessuto del mondo si stava smagliando, lasciando entrare frammenti di fantasioso orrore, che non solo Manlio ma l’intera società sembravano aver tenuto fuori da sempre.

Mondi che si sovrapponevano, universi paralleli, mostruosità inconcepibili si erano riversate come verità rivelate nella già complessa vita del nostro tenente, che faticava non poco a tenere il passo con tante informazioni.
Un accenno lo aveva già trovato nelle parole di Kriss, che il Menestrello conosceva e dalla quale era stato inviato in soccorso. Ma avere una spiegazione semi razionale di cose che razionali non erano, lo stava mandando ai matti.
Pensieri senza coerenza galoppavano nella sua testa. Solo dopo alcuni istanti si accorse di avere ancora la mano saldamente stretta alla maniglia di Endi’s, come un naufrago aggrappato a un salvagente mandato dalla Provvidenza, per non annegare in quel mare di paure sconosciute.
Il Menestrello lo stava aspettando qualche passo più in là, con un’espressione paziente appesa alla faccia. Sapeva per esperienza che elaborare queste verità richiedeva tempo. Era conscio però che di tempo non ce n’era e quindi tornò indietro, per offrire il braccio al tenente sconvolto e portarlo con sé ad affrontare l’ignoto.
Sapete tenente, disse battendo con noncuranza la mano su quella di Dellastiara, lo so come vi sentite. Anch’io all’inizio di questa mia nuova vita ebbi svariati momenti di difficoltà. Dico nuova perché è come passare dall’essere cieco al vedere. Il vostro smarrimento in fondo è normale. Tuttavia non posso credere che voi non abbiate mai avuto alcun sentore di ciò che vi dissi poco fa. Pensateci bene, vi prego.
Manlio rifletté. Attentamente. In effetti il lato oscuro e misterioso del mondo lo aveva sempre affascinato. Aveva sempre vissuto con un sesto senso all’erta, che lui chiamava “il sesto senso da sbirro”. Era capitato spesso che questo lato del suo carattere gli avesse dato una gran mano a cavarsi d’impiccio o trarre le conclusioni esatte. Ebbe la certezza di aver visto spesso particolari occulti ai più, ma che per lui risultavano del tutto evidenti. Collegamenti tra le cose.
Il ritmo costante dei passi guidati dal Menestrello sembrò riportare ordine nei pensieri confusi del tenente. Senza accorgersi del percorso, si trovò di fronte alla centrale di polizia. Il Menestrello lo aveva condotto lì, senza che gli fosse stato richiesto. Il tenente capì che quello poteva essere il punto giusto da cui partire.
Ora vi lascio tenente, però ricordatevi una cosa: nomen omen.
Accennando un lieve inchino col capo, il Menestrello svelse il braccio da quello del tenente e si allontanò nell’ultimo buio della notte
A est il sole cominciò la sua faticosa battaglia contro le tenebre, ricacciando le ombre dentro gli stretti vicoli della città, sotto ai letti e dietro alle maschere finte della gente.
Manlio entrò in centrale. I pochi agenti del turno di notte lo guardavano perplessi, ma lui non ricambiò i loro sguardi. Filò dritto verso il suo ufficio.
La scrivania non era più ingombra di carte. Gli scaffali erano stati sistemati, i libri allineati con cura. Persino la foto del Presidente della Repubblica era stata spolverata.
Sentì subito l’ambiente estraneo. Non c’era neanche il ricordo del terribile odore di Sergio, così andò svelto verso la sala del computer dove trovò l’operatore che sonnecchiava con la testa appoggiata alla mano.
Rambaldi! Gridò il tenente sbattendo la mano sulla scrivania. Il giovane poliziotto quasi cadde dalla sedia per lo spavento.
Con l’adrenalina che pompava a mille, l’agente Rambaldi scattò in piedi, facendo cadere la sedia, poi si girò per raccoglierla, ma urtò il tavolo, facendo traboccare il caffè ormai freddo dalla tazza mug lì appoggiata.
Comandi, disse l’agente Rambaldi.
Allora Rambaldi, siediti e ascoltami. Con attenzione se puoi, disse il Tenente pizzicandosi con pollice ed indice la radice del naso. Ora tu metti mano alla rete e mi fai una bella ricerchina su alcune parole. Voglio sapere queste parole da dove derivano. Quali sono le etimologie e poi di queste parole, che sono un nome ed un cognome, voglio conoscere la diffusione nel Paese la frequenza. Scartabella i tuoi archivi e fammi sapere subito cosa diavolo significano.
Quali sono le parole da cercare Tenente? Chiese Rambaldi trattenendo a stento il balbettio e il timore che l’improvviso avvento del suo superiore gli avevano suscitato.
Le parole sono: Manlio e Dellastiara. Nomen omen, caro il mio agente Rambaldi.
Vai ora.

___
un racconto breve di Ago


4 commenti:

  1. lo sai che la ricerca etimologica è una di quelle cose che adoro tanto, da bravo studente di lingue? leggerò il prossimo episodio con ancor più passione :)
    Periodo prolifico, vedo! Bene così!

    RispondiElimina
  2. In questo episodio il tenente Dallastiera si avvicina sempre di più alla verità,scabrosa per quanto possa essere,questa vicenda deve essere risolta,non è un normale caso di polizia,ma è qualcosa che va oltre l'immaginabile.
    Ci ho azzeccato abbastanza riguardo un commento precedente ossia che Dellastiara ha un intuito particolare e che riesce a "vedere" dove altri non vedono.

    La parte della centrale di Polizia è ben rappresentata,metti in scena uno scorcio di vita tipico da Questura,l'agente sonnacchioso o poco sveglio c'è sempre comunque
    :-)


    RispondiElimina
    Risposte
    1. È come se manlio avesse qualche legame con l'Occulto...

      Elimina