giovedì 24 gennaio 2013

Underground - racconto breve


Me ne sto appoggiato alla colonna di fumo della mia sigaretta autoprodotta. Vorrei avere un’aria alla Jigen, ma non.
La pioggia bagna questa stupida città. Mentre me ne sto seduto al bar, vicino alla finestra, mi sento in bianco e nero.
Davanti a me un bicchiere. Dentro la mia medicina. Un whiskey. Di quello buono.
Endi sta consumando il banco del bar con uno straccio che ha visto giorni migliori. Intanto mi getta un’occhiata. Frater.

Davanti a me ci sono un po’ di fogli. Alcuni hanno raccolto qualcuna delle idee che mi sfiorano la mente. Altri hanno raccolto un po’ di cenere. Altri niente.
Intorno nessun altro.
Dovrei incamminarmi. Dovrei tornare a casa. Ma chi me lo consiglierebbe? Un percorso dantesco in mezzo a cerberi e demoni, sotto un pianto di cielo gelido. Per trovare a casa una regina minoica, che altro non farebbe se non condannarmi alla quotidiana tortura eterna. Buttare la pattumiera. Asciugare i piatti. Cose così.
Meglio starsene qui. In compagnia di un tabacco di poco prezzo. Di un buon whiskey e di un grande amico.
Guardo Endi di là dal bancone. Lustra, lui. Il banco. Un bicchiere. I pensieri.
Appese alla parete le immagini che ha strappato a questo inutile mondo. Ma che lì, proprio lì appiccicate, trovano il loro significato. Fotografie in bianco e nero. Poesie per immagini.
In un angolo è sempre pronta la sua Rolleiflex. Accanto non manca un bicchiere. Pieno fino a metà. Vuoto anche.
È così che affrontiamo questa pazzia miei cari. È così che ci difendiamo dal muto vuoto che ci sta intorno. Parole ed immagini. Pensieri.
Non posso attendere oltre, mi dico.
Dirigo un paio di stanche scarpe al bancone, per depositarvi una banconota.
In memoria dei bei tempi, dico.
Vai al diavolo, fa lui, accennando un sorriso dentro la barba di qualche giorno.
Apro la porta. Una valanga di aria gelida invade il locale. Muove la carta delle foto. Scompiglia le pagine che ho lasciato sul tavolino. Quello vicino alla finestra.
Appena lo vedo, gli porto i tuoi saluti, rispondo. Ed esco.
Endi si ficca la banconota in tasca. Mette le sedie a testa in giù sui tavoli.
Fischiettando “L’estate” di Petrucciani, riesce a farla ancora più malinconica. Intanto sporca il pavimento con secchio e spazzolone.
Poi spegne quei neon rossi. Raccoglie la Rolleiflex e finalmente esce, pronto a rincorrere le sue visioni.

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9 commenti:

  1. è un onore per me. intenso racconto reso unico dal tuo stile. pochi capiscono, pochi sono felici e io adesso me la sghignazzo di brutto.
    grazie.
    ora spengo quei neon rossi. raccolgo la rolleiflex e finalmente esco, pronto a rincorrere le mie visioni.

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  2. AGO molto interessante questo racconto,si respira un'aria non so come dire...di solitudine e di tristezza,dov'è l'alcool oltre ad essere la migliore medicina,è un ottima compagnia
    E compare il mitico personaggio Endi!!
    :-)
    Ho due curiosità:
    1)Essendo il racconto ambientato nello stesso universo del tenente Dellastiara,il protagonista è collegato alla serie di racconti che hai scritto su Manlio?
    2?Inoltre cosa rappresenta la macchina fotografica rolleiflex per Endi?non ho capito ben il finale quando dice "Raccoglie la Rolleiflex e finalmente esce, pronto a rincorrere le sue visioni.

    Illuminami Ago!
    Grazie!

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    1. 1) il mondo è quello di Dellastiara, ma quando scrissi questo racconto, ancora non lo sapevo.
      2) Endi è un fotografo e un poeta. Vai sul suo blog: http://mbraccontiunderground.blogspot.it/

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  3. Grazie per la delucidazione AGO è il link del blog di Endi
    :-)

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  4. Ciao Ago volevo chiederti se possiamo pubblicare questo tuo racconto su una rivista online underground scrivimi qui pennearmaterivista@tiscali.it

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