mercoledì 2 gennaio 2013

La Regina Orsa - fiaba


Quella notte la Regina Fjarna era seduta sul trono, tenendo in braccio la piccola principessa, profondamente addormentata.
La città era colma del canto lugubre delle spade, che invocavano il loro tributo di sangue.
Mentre il re con i suoi guerrieri combatteva strenuamente i nemici per le strade, la Regina attendeva il vero avversario. La nera strega dei monti Adur.

Un tempo Fjarna fu sua allieva. Un tempo ella apprese dalla Strega le formule della magia bianca e i terribili segreti della magia nera. Imparò il Vero Nome delle cose. Imparò a usare il Potere. Perché la Strega mirava a farla sua alleata.
Poi un giorno, mentre era alla ricerca di erbe rare nella foresta, Fjarna incrociò il suo cammino con quello del principe Adrhos, ferito durante la caccia. Qualcosa di nuovo ed inaspettato si mosse in lei. Una crepa si formò nel suo algido cuore. Come un fiume in piena quel nuovo sentimento sgretolò gli argini di pietra nera. Un sentimento prima sconosciuto. Un calore inebriante. L’amore.
Entrambi cedettero subito al potente dio. La regina rinunciò senza pentimenti alla sua vita precedente. Rinunciò al malvagio potere della Strega. Con la sua conoscenza curò Adrhos, poi seguì il principe a palazzo, dove venne subito accolta. Non molto tempo dopo i due si sposarono e Fjarna divenne Regina.
Tutti l’amavano e la temevano. Regina Orsa la chiamavano gli insolenti cantastorie. Bella e terribile. La sua benevolenza era sincera ed il suo odio profondo, poiché l’antico retaggio non era scomparso del tutto.
Dal loro amore nacque una bellissima bambina. La principessa Heekima. In tutto uguale a sua madre. Spesso il re Adrhos vedeva sul suo viso passare strane ombre, che cercava di scacciare con tutto il suo goffo amore. Anche la piccola imparò ad amare sua madre. E a temerla.
Al compimento del settimo anno della bimba, scure nubi si addensarono a nord. Una bolgia immensa di creature infernali si radunò e marciò verso la capitale. Il re preparò gli uomini alla battaglia e si mise a capo dell’esercito.
Ma la Regina sapeva qual era il vero nemico. Sapeva che la vecchia Strega era venuta a riscuotere un antico pegno. Aveva perduto la madre. Voleva la figlia.
Così Fjarna attendeva nella sala del trono, dove gli idoli d’oro rimandavano sinistri bagliori al lume tremulo delle torce. Con la piccola assopita in grembo.
Un crudele vento le portava i suoni terribili della battaglia. Le spade urlavano il loro canto. L’acciaio mordeva carne e ossa. La morte aleggiava sulle strade della città. Fjarna soffriva, per non poter intervenire. Sentiva il pericolo accompagnare il re suo marito. Ma non poteva aiutarlo. Il suo posto era lì. In attesa.
Quando l’uscio si spalancò, le ombre della notte si riversarono all’interno della sala del trono, portando con sé la musica orrenda della morte.
Un’ombra si mosse tra le ombre. Una macchia di oscurità nel buio.
La Regina sollevò contro voglia gli occhi verdi dal volto della figlia.
Sei arrivata dunque, disse.
Si alzò, adagiando con delicatezza la piccola addormentata sul trono. Scese gli scalini che lo tenevano sopraelevato dal pavimento di pietra. Si fermò.
L’oscurità si addensò in una figura curva, dalla quale emersero due occhi bianchi e malvagi.
Non avvicinarti oltre, vecchia! Minacciò Fjarna con la voce terribile del suo Potere.
La Strega gracchiò una risata rauca, che si trasformò in un gorgoglio catarroso. Quando si riprese, sputò sul pavimento.
Sai perché sono qui, disse la vecchia gorgogliando. Dammi la bambina!
Vattene vecchia. Torna nell’ombra che ti ha generato. Da me tu non avrai niente.
Sei un’illusa se credi cha abbia fatto tutto questo, per arrendermi ad un passo dal trionfo! Ora morirai e io mi prenderò la bambina. Sappi fin d’ora che la alleverò alla magia oscura e la asservirò all’Abisso!
Un’altra risata orribile.
Poi Strega intonò il Canto di Potere, al quale la Regina rispose subito.
Le loro forze si equivalevano. La Regina Orsa era potente e giovane ma la vecchia aveva dalla sua parte centinaia d’anni di esperienza. E un cuore duro e nero.
La Strega si erse in tutta la sua figura. L’aura di energia si espanse intorno a lei. Le vesti le ondeggiavano intorno a causa del vento mistico, che minacciava di spegnere i fuochi delle torce. L’oscurità densa e terribile riempiva ogni anfratto della sala del trono, che non poteva più contenerla. Quando le finestre dai vetri istoriati scoppiarono, lanciando schegge multicolore sulle strade, la Heekima si destò, lanciando un piccolo gemito.
La Regina a quel richiamo si distrasse. La Strega se ne accorse. E ne approfittò per colpire.
Quando la strega lanciò il suo incantesimo, Fjarna non riuscì ad assorbirlo. L’energia fu troppa. Cadde a terra. La piccola si rannicchiò impaurita.
Fjarna sentiva il freddo pavimento incomberle contro la guancia. Nella nebbia rosso sangue vide la vecchia zoppicare verso la bambina e tenderle la mano. Gli occhi spalancati della piccola erano colmi di orrore. Seppur esitando prese con la sua piccola mano bianca dalle dita affusolate l’artiglio della Strega trionfante e si incamminò con lei. Tremante.
La allora Regina raccolse tutte le sue forze. Radunò ogni frammento di Potere rimasto. Si alzò, estraendo l’antico pugnale d’argento, avvicinandosi alla Strega che sicura della vittoria le girava le spalle.
Ricevendo il colpo inatteso, la Strega si voltò. Sorpresa, dolore ma soprattutto collera furono gli spiriti che si dibatterono nei suoi occhi malvagi mentre la pelle cominciò a tendersi sulle ossa e gonfiarsi. Il Potere trattenuto dalla sua enorme forza di volontà, stava tentando di uscire dal quella prigione.
Nell’istante in cui il corpo della Strega esplose, Fjarna si gettò sulla figlia per proteggerla ma nel farlo subì profondissime ferite.
Dopo poco il re tornò dalla battaglia.
Vide la principessa inginocchiata accanto al corpo della madre, intenta ad accarezzarle i capelli lordi di sangue.
Adrhos corse dall’amata moglie. Stringendo il viso di Fjarna con le grosse mai callose pianse per l’immenso dolore.

Al suono straziante delle urla del re gli dei si distolsero dal loro eterno torpore. Videro ciò che era successo e vollero premiare il coraggioso amore di una madre per la sua bambina. Così presero il corpo della regina orsa e lo innalzarono in cielo, trasformandolo nella costellazione dell’Orsa Maggiore, che ancora oggi percorre il cielo, ruotando attorno al suo prezioso tesoro. Girando in eterno a guardia dell’Orsa Minore. La sua amata figlia.

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una fiaba di AGO

9 commenti:

  1. Bellissima, complimenti.

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    1. Grazie , grazie. Per me il fantasy ha un fascino speciale, soprattutto quando sono le persone reali ad ispirarlo.

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  3. Molto bella questa fiaba,è una di quelle fiabe adatte sia per i grandi e per i piccini,finale mi ha commosso anche se non c'è un lieto fine,perlomeno le forze del bene hanno trionfato,sottolineando un amore molto importante,quello di una madre
    Molto dinamica la morte della strega che esplode in mille pezzi,amo questo genere di scene!!!

    AGO se un giorno avrò dei figli gliela leggerò a loro questa fiaba,e come ti ripeto è proprio bella!!!

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    1. La tua ultima frase è per me il coronamento delle mie fatiche.
      Sono commosso e ti ringrazio.

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