sabato 14 maggio 2011

Divieto d'accesso - racconto breve


Come non posso entrare?! Non c’è nessun motivo per cui debba rimanere qui sul cancello. Escluso. Ho fatto regolare richiesta domenica scorsa e adesso Lei mi tiene fuori? Non posso crederci...
Si sarà accorto spero che tutte le mie credenziali sono in regola. Ah, Lei si riferisce a quel fatto, eh? Ma suvvia avevo bevuto un po’ troppo e poi sa com’è... da cosa nasce cosa...
Se mi consente poi quella era proprio un gran pezzo di fica con due seni che urlano... Si, si mi scusi, modero il linguaggio. Comunque quella bella bionda (va bene così?) era tutto un ammiccare, un muovere la lingua nel bicchiere, uno strusciarsi durante il ballo, che secondo me, perfino lei avrebbe ceduto.


Oh, si mi scusi. Lei no. Cosa vado dicendo? Comunque quella mi porta a casa sua. E io cosa faccio, mi lascio scappare una fig... volevo dire, una ragazza, così bella? Certo che no. Dicevo la seguo in casa e lei: baci in ascensore, morsi sull’orecchio, che io già non capivo niente prima per via dei tre Long Island, si figuri in quel momento!
Insomma mi porta dentro, mi fa accomodare sul divano e mi va a prendere una birra. Quando torna mi faccio trovare nudo, così per scherzo. Cavolo io volevo solo divertirmi. E credevo anche lei. E quella scema comincia: così no, non mi piace, volevo qualcosa di più romantico, sei un bruto come gli altri. E io ho pensato. Ma vaffanculo! L’ho spinta sul divano e c’ho dato dentro di brutto. Credevo che le sue grida fossero di piacere. Ha presente quelle che urlano che sembra la sirena dell’ambulanza? No, eh? Invece quella scema urla come una pazza e sveglia la vicina che vuole chiamare la polizia. La polizia, cazzo! Quella puttana mi ha fatto venire un infarto!
Si, basta ora smetto. Mi scusi. No. Non è stata violenza. È colpa di quella là se ero eccitato come un toro a Pamplona. È colpa sua se mi ha provocato in tutti i modi. È colpa sua se in fin dei conti è un puttana.
E non mi guardi così, sa? Mi risulta che anche il suo capo ha avuto qualche intrallazzo con una puttana. Ah, adesso si dice escort? Siete tutti una manica di ipocriti. Tutti ci ci ci, gne gne gne e poi il boss va a mignotte!
Ma si. Forse è meglio che me ne vada al Diavolo. La saluto Signor Pietro.

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5 commenti:

  1. la saluto signor pietro è spettacolare.

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    1. Pensiamo a cosa dirgli quando sarà il nostro turno.

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  2. Possiedi davvero il linguaggio adatto per scrivere noir, e questo breve monologo, ne è una dimostrazione. Sai usare l'autoironia, arma potente per uno scrittore, che gli consente di non travalicare il sottile limite che potrebbe trasformare una trama "leggera" in qualcosa di più pesante. Io non sono nessuno AGO, per dar giudizi, positivi o negativi, su qualsiasi scritto, ma tu in questo genere sei bravo davvero e questa piccola storia non solo l'hai narrata col linguaggio giusto, gregiamente servendoti dell'ironia, ma l'hai anche saputa visivamente materializzare, come attraverso lo spezzone della piccola di un film.
    E concordo con endi sul finale, quel "la saluto signor Pietro" 'm'è davvero piaciuto.

    "DIVIETO D'ACCESSO" lo stesso titolo per due storie, la tua e la mia, completamente diverse.
    E forse, magari nello sconfinato universo di Blogosphere ce ne sarà anche una terza, e una quarta e forse una quinta e ancora ancora: sarebbe bello un giorno imbattersi, casualmente, come è capitato a noi, in un altro "DIVIETO D'ACCESSO".

    Adoro i mondi paralleli di Blogosphere!

    Buona giornata, AGO
    E buona giornata anche a lei, signor Pietro :)



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  3. Molto divertente e gustoso questo racconto AGO!
    L'ho letto con il sorriso sulle labbra e non mi aspettavo un finale COSI!!!
    Cosa dirgli al signor Pietro quando sarò il nostro turno?
    Dopo quello che ho passato in questi quasi ultimi 10 anni più che parole ci sarebbero da dire bestemmie.
    ah,ah,ah:-) :-) :-)

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